Diga Foranea di La Spezia

DIGA FORANEA DI LA SPEZIA

All’imboccatura del Golfo della Spezia si trova una massiccia diga foranea, lunga 2210m, che lo taglia longitudinalmente tra punta Santa Maria, a ponente, e punta Santa Teresa, a levante.

DIGA FORANEA LA SPEZIA

La diga fu costruita alla fine del XIX secolo con lo scopo di proteggere la navigazione nelle acque del golfo, oltre che per scopi difensivi. Lascia aperti alle sue estremità due stretti passaggi di 400 e 200 metri rispettivamente; facilmente controllabili militarmente, che costituiscono i soli accessi al porto per le navi e le imbarcazioni.
La costruzione della diga è avvenuta mediante lo scarico controllato di grandi massi di roccia. È stata realizzata una piramide subacquea con una base larga circa 50 metri ed un’altezza di 13 metri.

Attorno alla diga è nato un mondo estivo di piccole imbarcazioni che vanno e vengono dalla città, famiglie che salgono sulla diga per un picnic o a prendere il sole, pescatori incalliti, muscolai che controllano le pregiate coltivazioni di militi, chiamati muscoli, che costeggiano i massi sul lato interno del Golfo. A lungo è stata devastata dai cercatori di datteri di mare.

MUSCOLI (O MITILI)

Il 4 luglio 1980, quella diga cadde sotto i riflettori delle televisioni. Fu lo scenario dell’incendio che devastò una delle principesse del mare, la “Leonardo da Vinci“, classe 1958, destinata ormai alla demolizione.
Per giorni e giorni una fiamma gigante illuminò il Golfo mandando in fumo 33.000 tonnellate di lusso.

Il 3 dicembre 2005 la nave cementiera Margaret, battente bandiera georgiana, è affondata dopo aver urtato la diga foranea, destando forti preoccupazioni ambientali. I timori di sversamenti in mare degli idrocarburi contenuti nei serbatoi, accresciuti in considerazione della vicinanza alla diga di impianti di mitilicoltura, sono rientrati in seguito alla bonifica della nave.

STORIA

Quando il 28 agosto 1869 gli zappatori del Genio – preposto al mantenimento e allo sviluppo del materiale navale della Marina Militare – diedero l’ultimo colpo di piccone alla terra che divideva la darsena del neonato Arsenale Militare dal mare, la diga non esisteva ancora.
C’era un progetto di Domenico Chiodo, il padre dell’Arsenale, che prevedeva la protezione marittima molto più vicina al lungomare cittadino. In seguito della produzione di nuovi cannoni, con rigatura interna a lunga gittata, la diga venne progettata nuovamente da Cesare Guarasci con Ciro Versé e Cesare Prato all’imboccatura del Golfo, lontano dalla rada militare.

I lavori iniziarono il 29 settembre 1873 e si chiusero nel 1844. Le navi e le gru scaricarono tra Santa Maria e Santa Teresa migliaia di grandi massi. Si diede origine a una piramide sottomarina con una base larga circa 50 metri e alta circa 13 metri, con uno sviluppo lineare di superficie di circa 2300 metri.

Fu una delle tante imprese faraoniche di una città che nel secondo Ottocento divenne il nuovo Eldorado passando da 11.000 a 100.000 abitanti. Diventando la più importante piazzaforte militare italiana e proponendosi anche come capitale d’Italia.

La diga svolse effettivamente una funzione di difesa nella Seconda Guerra Mondiale. La costruzione fu devastata da attacchi marittimi e aerei e venne ripristinata a conclusione del conflitto dagli operai del Genio e dalle brigate dei sommozzatori. Essi liberarono il Golfo da relitti militari, inquinamento, bombe esplose e inesplose.

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